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22 febbraio 2011

Alcool e giovani, un binomio infernale

Alcool e giovani, un binomio infernale

Fino a 18 anni niente alcol: questa l’ultima proposta lanciata di recente dal Ministro della Salute Livia Turco. L’azione da poco partita dal Governo mira a responsabilizzare, informare e coinvolgere i più giovani, nel tentativo di arginare il fenomeno dell’alcool che, da troppo tempo, segue un trend in crescita, soprattutto per la percentuale di mortalità. Il ministro aveva proposto già in Finanziaria di innalzare l'età per il divieto di vendita di alcolici, ma la faccenda per varie cause nel frattempo è decaduta. I dati dell'OMS contano 55 mila giovani morti per incidenti sotto effetto dell'alcool tra i 15 e i 29 anni e in Italia il 40% degli incidenti mortali è dovuto a stati di ebbrezza, che sono la causa anche del 46% delle vittime tra i 14 e i 24 anni.
Dopo un'estate “pesante” di vittime e di incidenti causati da ragazzi “su di giri”, si torna sull’argomento con una maggiore fermezza e spirito di proposizione. Ecco in pratica quali sono le soluzioni in atto: in primis, innalzare a 18 anni il permesso di consumare alcool, perché quest’età è considerata l’emblema della “maturità”; in seconda battuta, provare a responsabilizzare i giovani fornendo loro un kit di autocontrollo del tasso etilico -ci sono accordi in corso con le farmacie -, un test “fai da te” che aiuta a capire se si è in grado o meno di guidare.  

I pericoli dell’alcool
Lasciando una speranza sulla riuscita positiva di queste iniziative proposte dal Ministero della Salute, ricordiamo con il dott. Stefano Ottolini, responsabile del Pronto Soccorso dell’Istituto Clinico Humanitas, quanto sia pericoloso questo “vizio”, soprattutto per quanto riguarda la categoria dei più giovani.
La maggior parte dei ragazzi non sono in grado di riconoscere che sono troppo “sbronzi” per guidare e, se lo capiscono, spesso prevale l’orgoglio, la leggerezza e la voglia di divertirsi a tutti i costi; ma ancor più non sanno il danno che arrecano al loro corpo ogni volta che bevono quel bicchiere di troppo, e quando diventa l’abitudine del sabato sera, ci si ritrova schiavi di un vizio molto pericoloso, con conseguenze, ai più, sconosciute.
“L’alcol è una sostanza tossica - sottolinea il dott. Ottolini - potenzialmente cancerogena e con una capacità di indurre una dipendenza superiore, per esempio, alle più note droghe illegali. I giovani al di sotto dei 16 anni sono più vulnerabili agli effetti delle bevande alcoliche, perché il loro organismo ha una capacità minore di metabolizzare l’alcool ingerito. Fegato e sistema nervoso centrale sono i primi a subirne le conseguenze; oltretutto le situazioni in cui si eccede rientrano spesso in occasioni lontano dai pasti, quando lo stomaco è vuoto. Questo comporta un assorbimento più rapido dell’alcool: per il 20% dallo stomaco e per il restante 80% dalla prima parte dell’intestino. Passando dal sangue, l’alcool arriva al fegato, che ha il compito di metabolizzarlo - ossia distruggerlo (fino al 98%). Finché il fegato non ne ha completato la ‘digestione’, l’alcol continua a circolare e a diffondersi nell’organismo”.
I comportamenti abituali di consumo di alcolici portano la persona ad uno stato di assuefazione, tale per cui si aumentano le quantità d’assunzione, quasi senza accorgersene. Le conseguenze possono essere e sono gravi.
La lista delle malattie direttamente causate dall’assunzione cronica o acuta di alcool dovrebbe far rabbrividire anche il più sfrontato dei giovani: il dott. Ottolini elenca “epatiti, gastriti, pancreatiti, aritmie cardiache, obesità, impotenza, disfunzioni sessuali, deficienze nutrizionali, danni ai reni, ipertensione arteriosa, alterazioni mestruali, insonnia, depressione, ansia…”. E si potrebbe continuare ancora.
Si dice che bere un bicchiere di vino al giorno e durante i pasti non sia affatto una cattiva abitudine e che come in ogni cosa, la responsabilità e la capacità di limitarsi faccia la differenza. I sabati sera “dello sballo a tutti i costi” potrebbero portar con sé questa piacevole abitudine, senza eccessi, né abusi, perché, evidenzia il dott. Ottolini “non è vero che l’alcool rende più sicuri, perché anche se inizialmente disinibisce, eccita e aumenta il senso di socializzazione anche nelle persone più timide, poi, superata la fase di euforia iniziale, agisce come un potente depressivo del sistema nervoso centrale. È inoltre da sottolineare che la ‘sicurezza’ non vigile e senza il pieno controllo del comportamento, si accompagna ad una diminuzione della percezione del rischio e delle sensazioni di dolore, rendendo più vulnerabile il giovane alle conseguenze di gesti o comportamenti potenzialmente dannosi verso sé stesso e verso gli altri”.


Sfatiamo i luoghi comuni

E’ vero che…
L’alcol aiuta la digestione?
Non è vero!
La rallenta e determina un alterato svuotamento dello stomaco.
 
Il vino fa buon sangue?
Non è vero!
Il consumo di alcol può essere responsabile di varie forme di anemia e di un aumento dei grassi presenti nel sangue. 

Le bevande alcoliche sono dissetanti?
Non è vero!
Disidratano: l’alcol richiede una maggior quantità di acqua per il suo metabolismo in quanto provoca un blocco dell’ormone antidiuretico, quindi fa urinare di più aumentando la sensazione di sete. 

L’alcol dà calore?
Non è vero!
In realtà la dilatazione dei vasi sanguigni di cui è responsabile produce soltanto una momentanea e ingannevole sensazione di calore in superficie che, in breve, comporta un ulteriore raffreddamento del corpo e aumenta il rischio di assideramento, se fa freddo e si è in un ambiente non riscaldato o all’aperto. 

L’alcol dà forza?
Non è vero!
L’alcol è un sedativo e produce soltanto una diminuzione del senso di affaticamento e della percezione del dolore. Inoltre solo una parte delle calorie fornite dall’alcol possono essere utilizzate per il lavoro muscolare.

L’alcol rende sicuri?
Non è vero!
L’alcol disinibisce, eccita e aumenta il senso di socializzazione anche nelle persone più timide salvo poi, superata tale fase di euforia iniziale, agire come un potente depressivo del sistema nervoso centrale. È inoltre da sottolineare che la “sicurezza” non vigile e senza il pieno controllo del comportamento si accompagna ad una diminuzione della percezione del rischio e delle sensazioni di dolore rendendo più vulnerabile l’individuo alle conseguenze di gesti o comportamenti potenzialmente dannosi verso sé stessi e verso gli altri. 

La birra “fa latte”?
Non è vero!
In realtà la donna non ha bisogno di birra per produrre latte, ma soltanto di liquidi: acqua, succhi di frutta e cibi nutrienti. L’alcol che la donna beve passa nel latte materno e viene assunto dal bambino. E’ bene ricordare inoltre che durante la gravidanza l’alcol assunto passa nel liquido amniotico con possibili conseguenze nella normale crescita del feto che alla nascita può risultare affetto da una grave malattia nota come sindrome feto-alcolica.

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